I momenti in cui scelgo dei pezzi per il programma del recital è un periodo particolare dove si incrociano i vari pensieri. Ci sono una aspettativa, una emozione e anche qualche ambizione quasi una avventura ma ci vuole un po di tempo per decidere tutto il programma.
Per un pubblico nuovo metto nel programma sempre dei pezzi che mi piacciono. Qualche volta ci metto anche i pezzi nuovi che voglio provare quasi di nascosto.
Quello che più difficile da decidere è il programma per il mio pubblico che mi ascolta periodicamente.
Per quanto riguarda dei concertisti ci sono due tipi. Uno è quello che mettono nel programma gli stessi pezzi che già eseguiti prima anche se siano qualche anni di intervalli. E un’altro tipo invece è quello che mettono sempre i pezzi nuovi che non ha mai suonato in passato. La prima è un tipo di approfondire per così dire e la seconda è un tipo di sfidare.
Sono stata sempre un tipo di approfondire.
C’erano alcuni ragioni ma la motivazione principale era l’impedimento delle mani per quasi vent’anni da quando avevo l’età di trenta anni.
Nonostante della tale condizione c’erano alcuni pezzi che potevo suonare con quali potevo costruire i vari programmi del recital in qualche modo. Così ho superato il lungo periodo difficile. Erano dei pezzi che amo profondamente. Oltre venti e trenta anni da quando li ho suonato per la prima volta questi pezzi sempre mi hanno salvata. Loro mi portavano le idee nuove e l’ispirazione continuamente e le mie esecuzioni dei pezzi andavano sempre meglio. Con l’intervallo di tre anni o cinque anni l’esecuzione dello stesso pezzo era sempre nuova e fresca. Con una distanza del tempo così lungo ho visto una crescita dei pezzi e un cambiamento di me stessa sull’esecuzione. Era una cosa emozionante. Sulla crescita e sul cambiamento sentivo un certo peso del tempo. “Non c’è proprio solo il male”, così mi è venuto un pensiero positivo per la prima volta da quando ho avuto il male delle mani.
Dopo di ché è venuto il momento di incontrare con la tecnica del Alexander la quale faceva guarire le mie mani drammaticamente e dopo qualche anni ho ripreso la buona salute delle mani che sopporta alla tecnica anche di alto livello.
Più dei soliti pezzi ho ripreso anche dei pezzi che suonavo quando ero giovane dopo tantissimi anni. Inoltre, ho cominciato a studiare i pezzi nuovi da sfidare. Il mio morale è stato sollevato pienamente come li sentivo quando ero giovane e mi trovavo come se fossi trasferita al tipo secondo, cioè da sfidare quasi.
C’è un pezzo che ho tirato fuori dopo tanti anni. Forse sarà possibile a metterlo nel programma del prossimo recital. Non l’ho suonato ben vent’anni. Con questa distanza del tempo non si può dire se lo devo approfondire o devo sfidare.
Ho preparato uno spartito nuovo dove non c’è nessuno le mie annotazioni scritte per approfondirlo con il punto di vista nuovo.
L’ho fatto in memoria. Quando pensavo di essere arrivata ad un buon punto per il concerto mi sono resa conto di una cosa. Ho trovato una realtà provando di usare la tecnica di Alexander fino alle tutte le note. Anche se non lo suonato più di vent’anni è coperto dappertutto con le abitudini di prima. Sono state su vari problemi come ad esempio una legatura delle note, la diteggiatura, il modo del tocco, il modo di costruzione della musica ecc. Li si vedono tante cose che non c’era scritto sulla musica ma sopra c’erano quello che ho costruito io tra cui le cose irrazionali che non erano poche. Era un’abitudine che penetrava a fondo nel corpo.
Maestro Alexander raccomandava sempre l’importanza di contenere l’abitudine precedente.
Questo caso del mio studio è proprio quello che vale il suo consiglio.
Devo rinnovare il pezzo. Di nuovo ho cominciato lo studio.
Poi rifletto il significato di “approfondire”.