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un divertimento della musica d’insieme

un divertimento della musica d’insieme

E’ raro avere una sensazione divertente mentre suono il pianoforte.  Nel mio caso suonare il pianoforte significa studiare il pianoforte.  Maggior parte dello studio sia quello per i concerti che sono fissati nella data concreta.  Nello studio spesso commuovo quando condivido con i pensieri dell’autore nascosti sotto le note, quando scopro una idea imprevista, e quando incontro con la bellezza delle melodie e delle armonie, e con il ritmo ben tagliato.  Ma tutta questa sensazione commovente non è adatta per un’espressione  “divertente”.

Invece qualche volta mi divertivo profondamente anche io.  Era sempre quando facevo la musica d’insieme.  Mentre suonavo stavo pensando qualche volta addirittura “é raro mi diverto così tanto!”  Allora pensavo vagamente quello che mi porta un divertimento così profondo sia venuta dalla presenza dei compagni con i quali andavo d’accordo con i gusti affini musicalmente.  Ma forse il motivo non basta con quello.

Un solista è solitario.  Si può dire che deve suonare nella solitudine assoluta sia al concerto che allo studio.  I suoni che il solista fa partire diventano direttamente la musica in un modo come scrisse l’autore.  Poi, lui prepara i suoni successivi.  Quando ascolta i suoni che sono partiti li esamina attentamente.  Ma se non ci fosse una idea buona e la forza non nasce niente.  Altro che la musica diventi in una situazione stagnante ma anche potrebbe essere una cosa spiacevole.  Tutto dipende di se stesso sia controllare che creare.  E’ lasciato tutto alla capacità e al talento del solista.  Non si trova una apertura per rilassare.  Suonare come una solista ha un vantaggio di avere grande emozioni come ho scritto prima ma anche si collega a tale sofferenza.

Nel caso di musica d’insieme quello che sta in centro della prova sia sempre la musica scritta.  In questo senso è uguale allo studio della solista.  Ma ci sono degli altri esecutori.  Lì si fa sempre uno scambio delle note tra gli esecutori.  Quando ricevo le note viene anche il cuore del compagno insieme ai suoni.  Quando andiamo con la musica nella stessa direzione mi riempie una gioia e una fiducia.  Mi vengono i suoni dai compagni e qualche volta trovo le idee impreviste oppure un’aria fresca.  Poi rimando anch’io i suoni miei sopra di queste idee.  Attraverso dello scambio viene fuori una cosa in comune e diventa come una onda grande.
Per conquistare questa ondata di musica bisogna avere la stessa musicalità, lo stesso livello della tecnica e una sensibilità simile.  Non è facile ma quando si realizza nasce una musica d’insieme meravigliosa.

Quello che vorrei osservare qui con attenzione è che i suoni concreti vengono da fuori con una qualità ricca accompagnata da un timbro e da una certa direzione.  Li prendo passivamente e con la tale forza che mi è venuta getto attivamente una massa di suoni della buona qualità.  Oppure condivido la corrente della musica che fanno i compagni e la sostengo.  Qualche volta loro mi sostengono e così scambiamo spesso le nostre parti.  Quando suono da sola questo lavoro si fa lo stesso.  Ma anche se il contenuto della musica sia uguale, i sentimenti di chi suona potrebbero talmente diverso.  Potrebbe diminuire la quantità del lavoro dalla divisione.  Oltre a ciò si può dire che possa avere una obiettività di più nella esecuzione.

Così ho avuto alcune volte delle esperienze di un vero divertimento della musica.  Era un altro tipo di gioia dalla ricchezza, dalla soddisfazione e dalla felicità che mi sentivo in comune dalla esecuzione come solista.  Quando avevo una gioia con la musica d’insieme mi divertivo profondamente e pensavo come ero felice di essere musicista.