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un atto di  “Non fare niente”

un atto di “Non fare niente”

Ci sono tante cose da imparare da Aleksander Technique.  La sua teoria vale non solo per l’uso del corpo ma anche per tutti i casi che ci stanno intorno a noi.  Essa ci dà un suggerimento profondo per l’esecuzione dello strumento e quella del canto, l’interpretazione degli attori e degli esercizi sportivi anche fino ad un modo di pensare e alle relazioni umane.  C’è  un  suggerimento nascosto che si collega al progresso proprio, e alla buona salute e alla felicità.

Alexander Technique comincia con un atto di  “non fare niente”.  Cioè, in altre parole si può dire “frenare”  un atto che viene dall’abitudine.  Quando noi osserviamo attentamente che cosa facciamo ci rendiamo conto che facciamo veramente tante cose sia coscientemente che incoscientemente.  Quasi tutto dipende dall’abitudine che abbiamo avuto col tempo dall’infanzia. Passando più anni uno prende più abitudine continuamente.  Nel Alexsander Technique le toglie ad una ad una.
Tra le abitudini raccolte c’è una cosa venuta da buona idea ma ci sono tante cose inutili che sia un ostacolo per nostro azione e anche per la considerazione.

In conseguenza di frenare le abitudini inutili quello che appare è una propria capacità  naturale che abbiamo noi stessi.  Ci si vedono una degna di capacità di nascita e l’essenza delle cose.  Da tale punto di partenza cominciamo di andare avanti in una direzione giusta.

Un atto di  “non fare niente”  è una cosa importante anche nello studio di pianoforte.
Un addestramento ed un esercizio giornaliero fanno spesso deformare la nostra sensibilità e anche il andamento sotto del tempo giusto senza accorgersene.
Ad esempio quando non posso cantare una frase come voglio, ci metto tanto tempo ogni giorno a cantare la frase.  Ma col tempo la figura della frase diventa sempre peggio.  Un altro esempio: quando mi viene una voglia di esprimere  più profonda, cerco di mettere  “un rubato”  su una nota.  Ma tante volte non vanno bene.  Diventano un’espressione troppo intenzionale e non posso uscire dalla deformazione.
In tale caso provo di  “non fare niente”  cioè, in pratica cerco di tornare la partenza del tempo, che suonare “in tempo”.  Va via la deformazione e la musica si cambia con l’espressione ricca dove non si può credere che la musica sta andando  “in tempo”. Così quando smetto di esercizi delle ripetizioni di ogni giorno per tentativi e metto in pratica di  “non fare niente”  avevo delle esperienze tante volte di andare avanti con i problemi risolti in un istante.  E ogni volta mi sono meravigliata la potenza così grande di  “non fare niente”.
L’effetto di  “non fare niente”  è non solo di cantare la frase oppure del tempo.  Vale alle tutte le cose come la tecnica, il colore del suono, la sonorità, e la costruzione  dei pezzi.  In più con la pratica del Alexander Technique sull’uso del corpo la possibilità si stende ancora di più senza limite.

Mentre invece, mettere  “non fare niente”  in atto  non è facile.  Perché uno difficilmente riesce a lasciare le sue abitudini.  Ci saranno degli ostacoli che ci aspettano per avere in mano, ma va la pena veramente di provare sul serio.