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Un monologo dopo cinquant’anni di attività concertistica    〜 Un indice della felicità 〜

Un monologo dopo cinquant’anni di attività concertistica 〜 Un indice della felicità 〜

Quest’anno è compiuti cinquant’anni dopo che ho cominciato l’attività concertistica.  Ci sono tanti concertisti che fanno dei concerti speciali in memoria della loro attività concertistica ad esempio all’anno 30º,  40º,  e naturalmente 50º anni.
Come si conta gli anni dell’attività ?   Probabilmente si comincia nell’anno in cui ha cominciato suonare come professionista cioè, con i biglietti da pagamento.  Tanti contano dall’anno del primo recital.

Non ho mai fatto un concerto così del genere.  Non so se sia da colpa del mio carattere timido oppure da quello specifico.  Non avevo mai la voglia di farlo perché non mi è mai venuta un pensiero di celebrare guardando gli anni passati.  Forse perché non sono mai stata soddisfatta alla mia esecuzione nel momento in cui mi fermavo.

Invece era diverso quest’anno cioè quando sono arrivata al 50º anno.  Non so perché ma questa volta sento un significato profondo per questi cinquant’anni passati.  Non è un pensiero da una forte emozione neanche da una soddisfazione dell’arrivo fino qui nonostante di tanta difficoltà.  Invece sento un significato profondo e un vero peso per il tempo così lungo di mezzo secolo.  Negli anni in cui ho dedicato quasi tutta la mia vita per l’attività concertistica ci sono le impronte come un labirinto.   Invece di non fare un concerto in memoria di 50º anno vorrei guardare attentamente questo labirinto.  Forse ci sarà qualcosa che verrà fuori.  Così ho dato un titolo  “un monologo dopo cinquant’anni di attività concertistica”.

Se descrivo il mio sentimento di oggi onestamente si può dire che l’attività musicale soprattutto quella di concertistica è stata sempre un indice della mia soddisfazione, e si può dire anche quello della mia felicità nella mia vita.
Quello che ho vagato era proprio un labirinto complicato dove non c’era l’uscita.  Ma nel questo buio quando  l’esecuzione mi porta un raggio di luce oppure una piccola speranza che collega alla fiducia di me stessa sentivo a una vera felicità.  Quando ho provato un’amara delusione sia mentalmente che fisicamente, nel fra tempo veniva un momento di superare e mi è arrivata il momento di soddisfazione.
Queste soddisfazioni e la felicità non sono state fissazioni ma sono state derivate dalla musica cioè dall’arte.  E senza quasi che me ne accorgessi queste soddisfazioni sono diventati un indice della felicità per me.  La panorama che sta sotto del tale indice quasi tutti i problemi erano le cose piccole, non da prendere su serio.  Mi sono resa conto che la musica come l’arte sia con la figura assoluta per me.
Quando ero giovane un pastore cristiano rispettabile mi disse,  ” C’hai la musica, c’hai con la missione come una pianista e quindi cerca di stare come sei adesso.”   Invece gli amici che stavano intorno a me sono diventati tutti cristiani.  Ho tenuto un rapporto buono e sincero per tanti anni con il pastore e non ho alcuna religione fino adesso.  Non capivo le parole sue allora invece adesso le capisco bene.

Probabilmente uno si può vivere con la sicurezza quando avrà uno dei quelli cioè l’arte, la filosofia, la religione.  Tutte e tre ci danno  una prova dura implacabilmente.  Non è facile da superare però dopo la prova ci danno la felicità vera.  Poi ci aspetta la prova nuova.  Così sta per cominciare il 51esimo anno.