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Due  DNA  diversi

Due DNA diversi

Quando ero giovane non avevo mai pensato di vivere in Italia anche se poco tempo.  Per me l’Italia era un paese lontano e  sconosciuto.
Invece in realtà mi è venuta una decisione improvvisa di studiare in Italia e dopo tre mesi ero già a Roma.

Ora riflettendo il passato, questa decisione era l’inizio della mia seconda vita.  Nel paese sconosciuto dove non sapevo né la lingua  né l’abitudine è cominciato la vita romana.  Quello che c’avevo di sicuro era solo la musica ed il pianoforte ma del resto ero come una bimba appena nata.  Stavo solo assorbendo il tutto quello che sentivo, ascoltavo, e vedevo.  Il luogo dove ho cominciato a vivere era un centro di Roma.   Si può quasi dire che io sono nata lì.  La gente dove ho incontrato nella casa era quasi la mia famiglia di nascita.  Ho cominciato a ricordarmi le parole di lingua italiana tutto d’orecchio in questa casa.  Senza difficoltà mi sono abituata subito di avere un ritmo della vita italiana e lo stile del pasto italiano.  Dopo ho cambiato varie volte l’appartamento ma sempre ritornavo a fare la visita alla questa famiglia.
Così proprio da quando avevo cominciato la vita italiana dentro di me si sono seminati i nuovi DNA italiani anche se sono venuti dopo.  La lingua italiana, l’abitudine e fino al senso dei valori sono infiltrati dentro di me con molta naturalezza.  Così senza staccarmi con questo paese sono passati 45 anni.

Adesso posso considerare obiettivamente sia il Giappone che l’Italia.  Ci sono tante cose migliori in Giappone.  Uguale a quelle peggiori.  In Italia pure.  C’è stato un periodo in cui ho preferito l’Italia.  C’è stato anche un periodo in cui ero orgogliosa dell’eccellenza del Giappone.
Adesso è diverso.  Dentro di me ci sono dei giapponesi nella parte metà e in altra metà ci sono gli italiani.  Li posso guardare a tutte e due tranquillamente.  Mi piacciono tutti e due.  Con gli amici italiani chiacchiero come una compatriota.  Anche con gli amici giapponesi e conoscenti parlo con una simpatia.

Forse perché esistono dentro di me due tipi di DNA diversi, un giapponese di nascita ed un italiano che è venuto dopo.
Allora era un periodo in cui non esisteva lo smartphone e stando lontano dalla famiglia e dalla patria continuavo ad assorbire tutte le cose che sono venuti dai cinque sensi.  Sono tutti diventati i DNA italiani.
Sono stata fortunata di essere quell’epoca.