Ci sono tante cose che non riesco a capire studiando il pianoforte così tanti anni. Sono stati trascorsi già cinquant’anni con l’attività come una pianista ma quello che non si risolve è sempre di più. Alcune cose sono state sfuggite, e alcune mi prendono al labirinto dopo che si nota una cosa.
Ora sto riflettendo sul punto dove si mette la coscienza durante dell’esecuzione al pubblico. Avevo questa domanda che è venuta fuori ed è andata via qualche volta già da prima.
Un pianista che è stato famoso come un genio in tutto il mondo scrisse: ” quando viene la parte più difficile nella sonata per pianoforte opera 101, la metto fuori dalla testa canticchiando un altro canzone. Allora le dita possono superare tutto.”
Durante delle esecuzioni al pubblico un pianista pensa veramente tante cose. Accanto giunge la musica che suona. Lui lo sente obiettivamente e fa un sforzo di avere un buon ritmo e una tecnica più precisa fino ai dettagli. Fa un sforzo anche ad arricchire una bellezza del suono. Sono le cose come un risultato oppure in via di sviluppo dopo una ricerca che ha fatto con tanto tempo prima di suonare al pubblico. C’è anche una sfida di manovrare le tastiere come vuole usando il corpo con un metodo razionale.
In realtà però durante l’esecuzione soprattutto quello al pubblico è difficile di avere una coscienza al punto particolare con alta concentrazione ed anche mantenerla a lungo. Li viene anche uno stimolo dall’intorno come la luce, un’aria del pubblico, ed un rumore. Anche da interno del pianista appariscono le divagazioni e dei pensieri che non centrano niente della musica. Poi, la coscienza va via dalla musica. Ma anche in quel momento la musica si continua senza problema perché le dita lavorano automaticamente. Di solito quel momento si considera nel senso negativo come un momento in cui la concentrazione sia scaduta. Avvolge il pianista una sensazione come abbia lasciato un filo di palloncino dalla mano. Ma in realtà inaspettatamente tante volte in questo caso la musica scorre con naturalezza e la tecnica che è esercitata prima risulta in successo.
Quando si avvicina la parte più difficile automaticamente la coscienza va concentrata e arriva un momento di sfida e di lotta. Quando riesce di avere un successo conquista la vittoria se no, la sconfitta. In proprio quel momento il famoso pianista genio canticchia appunto per allontanare la coscienza per vincere.
La coscienza in un momento di alta concentrazione è una cosa densa. Suppone in un attimo tutte le cose e prepara i mezzi più possibile per portare l’esecuzione alla vittoria. Allo stesso tempo cerca di avere un’orecchio molto sviluppato per ascoltare i suoni. Concentra la propria attenzione sul corpo nel movimento che si lega alle tastiere. Cioè riflette tutte le cose che ha esercitato ogni giorno della coscienza sotto strettissima attenzione.
Qui ci sono due cose importanti che dobbiamo fare attenzione.
Per primo la coscienza di alto livello catena il corpo e la mente del pianista. In parole comprensibili, in questa situazione si allontana da rilassare e non può essere spontaneo. Precedono sempre la teoria e l’ideale.
Per secondo, quando uno sta sulla base di tante esperienze e di tanti esercizi il corpo risponde liberamente e si muove perfettamente. Questo movimento è quello che non ha passato la coscienza. Non è che il pianista muove le dita ma le dita si muovono automaticamente. Il pianista in un certo senso deve accettare questo fatto e deve avere una fiducia sul corpo. Ma ci vuole un coraggio.
Quello che Alexander Technique vuole è che non pensare le cose inutili. La partenza della questa tecnica è “non fare nulla”, oppure “smettere di fare qualcosa”. Pensare e analizzare con la mente sono considerati che sia una cosa d’ostacolo in questa tecnica. Con il lavoro sul tavolo si impara completamente di capire solo con il corpo senza passare la mente. Ed è vietato “concentrarsi”. Sarà uguale del pianista che manda via la coscienza dalla mente canticchiando mentre le dita lavorano automaticamente per superare il punto più pericoloso.
Dunque, il mio compito comincia proprio da qui. Nel momento di pratico cioè nel concerto al pubblico come si fa per avere la fiducia sul corpo e farlo camminare da solo con la concentrazione profonda che è certamente necessaria nella tale circostanza. Dove devo mettere la coscienza? Oppure in quale situazione devo cambiare il posto da metterla? Devo mettere in equilibrio tra il corpo e la coscienza nel momento continuo sotto la libertà.
La strada è infinita.