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contenere  l’abitudine

contenere l’abitudine

Abituarsi è una cosa comoda.  Quando facciamo qualcosa, all’inizio noi pensiamo come ci muoviamo e una via dello sviluppo delle idee.  Poi, ripetendo tante volte col tempo si abitua e possiamo avere le idee o dell’azione senza fatica.

E’  così anche lo studio del pianoforte.  Si ripetono tante volte dove non vengono bene i movimenti delle dita.  Ripetendo  ” si abitua” di suonare il punto problematico e col tempo troviamo i suoni quasi uguali con le dita rilassate  e alla fine conquistiamo la parte difficile dove poi le dita si muovono come il desiderio quasi incoscientemente.  L’esercizio di pianoforte che in genere odiano i bambini, quando si abituano diventa una buona abitudine.

Quando ho cominciato Alexander Tecnique la prima cosa che ho imparato era quello di contenere l’abitudine di prima per avere un modo nuovo di usare il corpo.  L’abitudine di prima ci fa usare il corpo in un modo sbagliato e la quale lega il nostro corpo anche la mente.  Da quel punto accade tanti problemi sia fisicamente che mentalmente.  Avevo un parere positivo su abituarsi allora,  invece appena ho cominciato la tecnica in pratica le mie tendinite  sono sparite velocissimo con mia sorpresa.  Dopo che ho cambiato questa idea dell’abitudine mi è venuto i vari progressi  e mi accorgo spesso effetti collaterali da abituarsi.

Ho cominciato un trio della musica barocca  cinque anni fa.   Quando  ho deciso di farlo con poca voglia pensavo che sia  una sola volta di esperienza.  Invece mi sono affascinata e continuo ancora cinque anni fino oggi.
Il fascino è la mia parte cioè un basso continuo.   Apparentemente non è difficile.  Si può suonare anche in prima vista.   Ma in realtà è difficile.  La difficoltà sta un punto dove i miei abitudine musicali di prima non sono accettati.  Il basso continuo che sostiene le altre due parti  (il flauto e l’oboe) che fanno dialoghi magnificamente a volte insieme e a volte a turno. Per sostenere bene loro esecuzione il tempo deve essere perfetto.  Non può andare ne avanti ne indietro neanche  0,01 secondo.  Così sono anche un ritmo semplice di continuazione di semiminima e altri note più corte.  Per essere sicura il tale andamento dovevo lasciare tutta la mia abitudine del trattamento delle note. Ogni giorno continuo gli esercizi del tempo con un metronomo.  Come si entra alla croma,  come si passa la barra,  una lunghezza delicato dell’ultima battuta ecc.  Non finisce mai la scoperta nuova  e ogni volta ho dei dubbi della abitudine di prima e correggo nuovamente.  Mi sembra che sto pagando un debito di essere arroccata alla propria abitudine.
Dopo lo sforzo così, quando viene il giorno della prova  la nostra esecuzione del trio va benissimo e passa il tempo veramente squisito.  E questo scoperto vale anche per gli altri pezzi del pianoforte come Beethoven e Chopin.

Contenere l’abitudine sembra tornare  un passo indietro ma alla fine possiamo andare avanti due passi.